www.associazioneamal.org
iscriviti al gruppo facebook!
Nasce il 27 marzo 2003 dopo le esperienze personali di alcuni di noi,
che hanno toccato con mano il disagio socio-educativo dei bambini nei
Territori palestinesi. Nasce con un nome di persona, Amal, che in arabo
significa speranza.
I bambini palestinesi devono quotidianamente fare i conti con
un’occupazione militare che, spezzando la continuità territoriale, rende
difficoltosi gli spostamenti. Andare a scuola, far visita ad un amico o
ad un parente, possono diventare viaggi interminabili e a volte
impossibili.
Le conseguenze sul piano educativo sono molteplici: perdita di capacità
di apprendimento difficilmente recuperabile, limitazione delle
prospettive per il futuro di più generazioni, riduzione delle
possibilità di espressione e socializzazione.
Inoltre, il clima di rabbia e sconforto che si respira presso gli
adulti viene assorbito immediatamente dalle giovani generazioni, che
rimangono così intrappolate in un circolo vizioso di privazione e
umiliazione che compromette una crescita equilibrata.
Bambini che disegnano ripetutamente carri armati e soldati. Bambini
dal sonno interrotto dalle frequenti incursioni dei militari israeliani.
Bambini costretti ad assistere all’umiliazione dei propri genitori.
Bambini segregati da sempre nella propria città, circondata da un muro,
un altissimo muro di cemento superabile soltanto con la loro
immaginazione.
E’ possibile abbattere il muro? Noi ci proviamo!
Abbiamo cominciato abbattendo il muro dell’indifferenza, della diversità e della paura.
Abbiamo intrecciato relazioni stabili con i bambini palestinesi e le
loro famiglie perché siamo convinti che questo sia l’inizio di un
cambiamento di prospettiva, che uno sguardo più fiducioso rivolto al
futuro possa rappresentare un concreto segno di speranza per questo
popolo, e per quello israeliano.
Per questo ai soci è proposto un coinvolgimento attivo: attraverso la
formazione personale sulle tematiche relative al conflitto, il confronto
e la collaborazione nei progetti associativi e magari attraverso
un’esperienza di volontariato e di contatto diretto con la realtà
palestinese.
Vogliamo portare una speranza… al di là del muro!